Gianni Nicolì da Maison de Paix - 15 maggio 2022
15/05/2022
Domenica 15 maggio a Maison de Paix
Il racconto della partecipazione alla S. Messa la domenica precedente (8 maggio 2022)
La domenica andando alla messa...in Congo. Venti minuti a piedi dal Centro di Maison de paix su una strada sterrata, chiamiamola così, secondo gli standard locali e salutando cordialmente a destra e sinistra vicini e conoscenti intenti a preparare il luku festivo, polenta di farina di manioca identica a tutti gli altri giorni dell'anno. La sub parrocchia Giovanni Paolo II ci accoglie in tutto il suo splendore di capanna di bambù e tetto di frasche di palma. Salutiamo per primo Ignace, un signore catechista che si meraviglia con gioia che ci ricordiamo il suo nome. Puntuali alle 8,30 si inizia il rito. Belli, davvero belli i canti, dolci e sinuosi, la corale oggi è particolarmente in vena, se non che l'altoparlante, rigorosamente a batteria da queste parti, decide di non collaborare più. Nessun problema, si procede a braccio e il celebrante parte malembe, malembe, cioè piano piano, ma poi si infervora, alza il tono della voce e sottolinea vistosamente, con gesti molto espressivi, il contenuto che comunica. Ai fedeli scappa anche qualche risata e qualche applauso, ci dispiace di non capire e ciò ci ricorda che siamo Mundele, cioè bianchi, ma ci consoliamo partecipando convinti a qualche amen, che come ben si sa è internazionale. Il coro non si scoraggia, riprende vigorosamente con il tam tam appena accordato con fuoco e acqua prima della messa, e non solo si canta, si danza pure con gioia e vitalità che in Africa sovrabbondano sempre. Poiché siamo cattolici anche noi capiamo le fasi della messa e capiamo che il Signore universale ama essere lodato in tutte le lingue del mondo. Sotto questa capanna di paglia e di fango, che fa tanto presepe, ci accorgiamo che il Dio Amore in cui crediamo non ha colore, ma ha il calore della fede che ce lo rende presente e vivo perché qui c'è molto meno che si frappone tra noi e Lui. Gli occhi di tutti i bimbi, spesso in braccio o sulle spalle dei loro fratelli più grandi, ci scrutano curiosi. Li ricambiamo con un sorriso, quasi a scusarci di essere diversi e di incutere loro un po' di paura. Mentre rientriamo a piedi sentiamo l'eco del salmo 8 che ci accompagna, questa volta in Kikongo..."O Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!
Gianni Nicolì
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